Ormai è passato molto tempo dall’ultima canzone di cui abbiamo parlato per la serie #dichecosaparlaveramenteunacanzone.
Siccome oggi è una giornata particolarmente allegra e frizzante vi propongo questa perla relativamente recente dei Placebo che forse non tutti conoscono.
L’album è Loud Like Love dei Placebo, anno 2013, e il brano è Bosco.
La canzone parla di un concetto quasi abusato seppur sempre vero. Se lo sono sentiti dire tutti almeno una volta nella vita: se non stai bene prima con te stesso, non starai bene con nessuno.
Una buccia d’essere umano non può amarne un altro senza la costante tentazione di succhiargli via tutto. Il problema è che chi invece sa amare e sceglie di amare una buccia è disposta a dividere se stessa pur di non perdere l’altro, ma l’epilogo è sempre infelice per tutti.
C’è anche un’altra atmosfera che si respira nel pezzo ed è quella della miseria umana di fronte a se stessi quando si sceglie di farsi male perché non c’è nient’altro che sia in nostro potere.
Se vogliamo prenderla più soft possiamo pensare all’hangover, a quel leggero senso di colpa che ci prende dopo una notte da leoni in cui possiamo anche scordarci delle cose e delle persone che amiamo. Ma il giorno dopo ci guardiamo allo specchio, ci vediamo brutti e vogliamo solo vederci belli con gli occhi di chi è sempre disponibile a farci sentire che valiamo qualcosa, anche quando non ci crediamo per niente.
I love you more than any man
But something’s getting in the way
I do you harm because I can
For the second time today
Io ti amo più di chiunque altro, eppure non basta, qualcosa si mette tra noi, qualcosa in me.
Ti faccio male perché posso fartene e oggi è già la seconda volta.
Victims we are not of happenstance
But you’re a victim all the same
Stuck inside a circumstance
With your confusion and your blame
Non siamo vittime del caso, non ci è successo e basta.
Tu mia vittima. Inchiodata qui nel tuo sicuro dolore, rassicurante circostanza, nonostante la confusione, rimani colpevole e non vittima.
And when I get drunk
You take me home and keep me safe from harm
When I get drunk, you take me home
Ma quando faccio schifo a me stesso e mi perdo davvero, tu mi riporti a casa, sano e salvo, mi tieni al sicuro, quando mi sbronzo marcio, tu mi porti a casa.
I ask you for another second chance
But then I drink it all away
And I get bellicose when you react
For the frustration and dismay
Ti ho chiesto cento seconde possibilità, ma finisce che me le bevo tutte, e se ti incazzi, io di più perché mi devo incazzare con te e poi con me.
I was so delicate when we began
So tender when I spoke your name
But now I’m nothing but a partisan
To my compulsion and my shame
Quando ci siamo conosciuti ti trattavo come una principessa, dolcemente sussurravo il tuo nome e ora sono schiavo della vergogna di ciò che sono diventato, impotente di fronte a me stesso.
And when I get drunk
You take me home and keep me safe from harm
When I get drunk, you take me home
You know, I’m grateful, I appreciate
But in fact, it’s baleful how I suck you dry
How I suck you dry
How I suck you dry
How I suck you
How I suck you dry
How I suck you dry
How I suck you dry
Quando mi sbronzo mi porti a casa, al sicuro. Grazie, davvero, ma è terribile quanto io ti prosciughi, quanto ti succhi via la vita. .
I love you more than any man
But I seem to lay it all to waste
I do you harm because I can
With a joke in questionable taste
Io ti amo più di chiunque al mondo, ma mi sembra di buttare tutto nel cesso. ti ferisco solo perché posso farlo con qualche battuta di pessimo gusto.
I’ve such duplicity at my command
So I keep on lying to your face
Then I run away to wonderland
And disappear without trace
Posso fingere molto bene e continuo a dirti palle guardandoti in faccia per poi scappare nella notte dei bar sempre aperti, sparisco chissà dove.
When I get drunk
You take me home and keep me safe from harm
When I get drunk, you take me home
You know, I’m grateful, I appreciate
But in fact, it’s baleful how I suck you dry
How I suck you dry
How I suck you dry
How I suck you
How I suck you dry
How I suck you dry
How I suck you dry
Poi ci sei tu che mi trovi e mi porti a casa, perché tu sei casa, il posto che conosco e sei l’unico posto dove vorrei passare il mio post sbornia, ma è devastante quanto io ti stia prosciugando.
Questa per me è Bosco dei Placebo, non è una traduzione, è la mia visione di questi versi, come spiego qui.
La playlist delle canzoni di cui ho parlato, aggiornata alla cazzo di cane, potete sentirla qui:
Mi ritrovo in pieno. Cliccando a caso mentre ascoltavo su YouTube la canzone Unplugged ho letto il tuo commento e la tua interpretazione. Canzone comunque difficile. A tratti troppo. Ma gran melodia.
Ti ringrazio per il commento, è sempre bello quando qualcuno “perde” un attimo di tempo per lasciare un feedback sulle cose che scrivo.
Io parlo solo di testi, ma in questo caso sì, è la melodia a dire tutto. in quei tasti iniziali di piano che si inseguono piano, c’è tutto.
i Placibo sono i migliori… è proprio così lo si capisce una volta di più quando ci si è passati quando si è sofferto quando ci si lascia dopo 25 anni e si rimane soli
Bellissima interpretazione. Mi hai piacevolmente sorpreso con questo articolo. Nessuno si sofferma più sul significato di una canzone. E io credo davvero che così facendo non se ne possa cogliere davvero l’essenza e goderne a pieno.
Grazie Federica, oggi siamo bersagliati da migliaia di canzoni. La bulimia sonora da Sporify rende sempre pià difficile avere la pazienza di capire una canzone.
Grazie per avermi letta.
Ciao! Ho letto avidamente la tua interpretazione e la sposo in pieno! La canzone evidenzia la dipendenza dall’alcool come elemento distruttivo, che impedisce al protagonista di amare la donna che ama, nonostante egli sia l’uomo che più al mondo l’ama… Ognuno di noi può sostituire quella dipendenza con uno o più ostacoli che noi stessi o, a volte, chi amiamo, mettiamo tra noi e lei/lui, questa è, per me, la grande forza e profondità di questa canzone: darti lo spunto per capire che a volte siamo noi che non riusciamo a superare il nostro limite, la nostra paura di amare o essere amato, nonostante questo ci sia evidente e ci faccia soffrire. È una canzone che non ha un lieto fine e che non lascia uno spiraglio alla speranza. È una canzone che ti colpisce dritta allo stomaco e ti avvisa, ti fa aprire gli occhi e lascia a te il compito di riuscire a tirarti fuori dai guai che ti impediscono di amare la persona che nessuno può amare come te.
Prima di chiudere ho una curiosità: ho letto più volte il tuo post, scrivi questo:
Non siamo vittime del caso, non ci è successo e basta.
Tu mia vittima. Inchiodata qui nel tuo sicuro dolore, rassicurante circostanza, nonostante la confusione, rimani colpevole e non vittima.
Vorrei sapere se l’ultima riga è corretta, mi spiego meglio, vorrei sapere se, magari, volevi scrivere questo:
vittima e non colpevole.
Dando una mia interpretazione alla tua interpretazione, ho pensato che magari avessi potuto commettere un errore durante la scrittura, ed ero curioso di saperlo con certezza.
Grazie per il tuo tempo!
Ciao Andrea, ti ringrazio molto del tuo commento. Mi ha fatto molto piacere keggere il tuo punto di vista.
Per quanto riguarda la tua domanda, intendo proprio quello che ho scritto. Nella mia visione delle cose, se lui è dipendente dall’alcol, lei è dipendente da lui e da quella circostanza confusa che le è comunque familiare, rassicurante per lei. Tanto che secondo me lei lo assiste, ma si chiede: “se non avesse questa dipendenza, starebbe ancora con me? Avrrebeb bisogno di me?” E quindi accetta tutto, colpevole delle sue debolezze, del suo amore non così nobile, prima ancora che vittima di lui.
Spero di averti spiegato il mio punto di vista 🙂