Parole che si scrostano dai muri

ci cadono addosso.

Ogni città ha un’anima sua, personale. Lo stile delle case che cambia di quartiere in quartiere, la geometria delle strade e il colore degli autobus. Ma c’è una cosa che le accomuna tutte, nelle sue svariate sfumature: le scritte sui muri. Le stesse grida le troviamo a Torino come a Palermo: gli amori che nascono e si promettono l’eternità, la rabbia di chi denuncia ingiustizie sociali di cui a turno ci si incolpa reciprocamente, motti politici, manifesti di cinismo. E queste plateali manifestazioni emozionali esistono da quando esiste la padronanza della scrittura come mezzo espressivo oltre che meramente comunicativo.

A Torino ironia e sarcasmo la fanno da padrona. Superano in diffusione e qualità slogan politici e scontate dichiarazioni d’amore. Alcune sentenze sono lapidarie, alcune arzigogolate, altre risultano decisamente ermetiche.


Che sia la ricetta della felicità? Rimane un accostamento enigmatico ma molto apprezzato.

Di sicuro il muro è il primo specchio non filtrato dell’umore di chi la città la vive ogni giorno. Non è certo il tutto, ma è uno sguardo giovane e spesso incazzato, quello dei nostri giorni. Oggi i nostri muri sanno di incertezza e inquietudine a tratti, rassegnazione quasi serena su altri mattoni.


Corsi e ricorsi storici: scritte che trovano radici nel passato, talvolta molto lontano, un passato pregiato. Scomodano Orazio e le sue Odi e lo condiscono, come sempre, con una A cerchiata che è il prezzemolo del writer medio.


Non solo nichilismo. Proprio nei luoghi del disagio economico/sociale, vicino a un campo Rom c’è chi cerca di consolarsi. Poco importa che per farlo abbiano bisogno di supporti chimici, di ali lisergiche.

Non ho bisogno di ali per volare, preferisco l’LSD

In questo mare di parole sbavate, che talvolta sporcano pareti perbene con segni che si scoloriscono nel tempo e senza nulla donare prima di sparire sotto una mano di bianco, ne abbiamo trovate alcune che non urtano, ma carezzano la mente nel frastuono di ansie caotiche della dimensione metropolitana. Parole che sono semafori rossi davanti alle nostre corse frenetiche verso il niente. Ci fermano i pensieri, ci regalano attimi fuori dal tempo, così rari nella cultura odierna della distrazione di massa.


Guardatevi attorno, cercate la poesia sulle pareti più squallide.

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