Le tue parole sono residui bellici e cicatrici e sorrisi

Hai attaccato delle stelle luminose sul vetro della macchina parcheggiata male in questa notte nuvolosa. Mi hai detto eccotele, le stelle. Chissenefrega se sono finte, se sono fatte di colla e materiali tossici, come molte cose che ci piacciono troppo per smettere.

Non sei un ragazzo di molte parole tu. Proprio per questo alcune tue frasi riecheggiano nei mesi e negli anni, nelle epoche storiche, coprono gli infiniti spazi che metti tra un’espressione e l’altra che concedi. Quanto pesano le tue sillabe sui miei timpani, e sui miei sogni che cercano di ricordarne il suono, il timbro e falliscono così spesso che arrivo a odiare i tentativi e i sogni, i sonni e pure i letti. Preferisco farmi venire gli occhi rossi la sera, che cascarci ancora.

E dalla macchina c’erano queste stelle palesamente finte e l’inganno, invece no, non c’era. Il brutto è la bugia, mica l’artificio. E questa cosa me l’hai insegnata tu. Che se sei sincero puoi fare tutto, e non è che sia esattamente così, ma mi ci hai contagiato con questa bella teoria. Così avanziamo coi nostri difetti a vessillo, investendo tutto ciò che troviamo sulla strada. Che tanto, vi avevamo avvertito.

E così hai fatto, con queste stelle di plastica. Sono tue, per i tuoi occhi, perché se dio non ci aiuta, te le compro io le stelle. Siamo abituati così perché abbiam fatto di necessità virtù. Perché le cose belle vere non ci hanno mai appartenuto, o non siamo mai stati in grado di prendercele e abbiamo puntato tutto su quelle mediocri, ma senza metterci mai nessun filtro di instagram, sulle nostre foto mediocri. Sulle nostre espressioni improbabili. Non siamo stati belli mai, ma se ti affezioni a qualcuno ti sembra più bello, esiste una teoria, dici. Figurati se ti innamori. E noi, ci siamo innamorati delle nostre anime corrotte, dell’incapacità di amare davvero, della nostre pelle secca, della tua saccenza, del mio pessimismo sterile. Tanto, ma così tanto che adesso gli altri ci sembrano pazzi, ma forse hanno ragione loro.

Le stelle, sarebbe bello avere quelle vere. 
Ma che posso farci, se io qui ci sto bene, le stelle finte, le tue parole preziose, la radio rotta e io che fischietto, sempre.

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