Inspirare, espirare. Facile fino a che non ci pensi. Quanta aria ti può entrare nei polmoni? Tanta, si direbbe basandosi sui chilometri che percorri senza troppa fatica. Eppure se ti concentri sul tuo corpo diventa tutto più complicato. Come far di conto sotto pressione o camminare davanti a una folla che ti fissa. L’aria è spavalda quando attraversa le narici, ma si fa goffa al suo passaggio nei bronchi. Si fraziona, il respiro, in piccoli singhiozzi impercettibili così che sia più facile controllare il flusso di ossigeno, il gonfiarsi del petto. E quando espiri finisce troppo in fretta quel gesto perchè tu ti senta svuotato davvero.
E ora ti è chiaro come questo respirare contamini ogni aspetto del tuo vivere. Le tue distrazioni tecnologiche, gli occhi mai fissi per più di pochi istanti su un’immagine. Esattamente come hai cambiato strada ogni qualvolta comprendessi le potenzialità di quel percorso. Soprattutto quella volta.
Tanto che ti è chiaro, adesso. Hai scelto quella villa moderna, perfetta, priva di ogni anima. L’hai scelta perché sapevi bene che era così facile innamorarsene, quanto difficile era arrivare ad amarla, di quell’amore che quando va via si porta con sé un po’ di quell’entusiasmo per la vita che non torna mai più.
Ed era perfetta quella casa grande, senza alcuna imperfezione. Così pulita da essere sterile, da non dare nessuna chance alla vita. Ti accoglieva, senza abbracciarti, senza interferire mai davvero con il tuo viverci dentro senza sfiorarla. Il tuo sangue stava tutto dentro le vene, non ti graffiavi mai, non mostravi mai niente che stesse bene nascosto sotto la pelle, olivastra da sempre, e no, non hai preso il sole. Uno scrigno perfetto che forse ti avrebbe conservata intatta per sempre, almeno quel poco che rimane di te dopo che molto è stato martoriato in un’epoca in cui le tue difese erano reazioni chimiche e non decisioni.
Fortuna volle che alla prima scossa la villa si sia accasciata mostrando il suo scheletro deforme, con gli occhi innocenti di chi nulla può nel sentire i suoi stessi pezzi sgretolarsi. Una benedizione che getta luce su ettari di macerie così generose di insegnamenti. Tanto che forse ti è venuta la voglia di arrotolare le maniche della maglietta, mostrando le braccia sgraziate, e di metterti a costruire una casetta in legno. Non tanto grande, giusto il posto per te e qualche aspirazione a quattro zampe, lo spazio per ospitare un’anima da curare. Forse farà freddo l’inverno e magari sarà difficile che splenda come il marmo sa fare, però avrà la forma delle tue scommesse, singhiozzerà come le tue paure, sarà la vittoria più improbabile e gustosa di sempre.