Ora gli Zen Circus di Appino sono addirittura all’Ariston che dal canto suo si apre alla scena indi (e noi apprezziamo lo sforzo), ma un tempo (non molto remoto) Appino ha fatto un disco da solista con testi piuttosto coraggiosi e non certo da Festival di Sanremo
Testamento degli Zen è proprio quello che sembra: un lascito ai posteri.
Un inno alla vita che se ne va, un sereno (o rassegnato) commiato.
Ho dieci strofe per lasciare un bel ricordo
Ho dieci piani che mi aspettano giù in fondo
E sono certo in pochi possono capire
Ma davvero io son felice di morire
Ho fatto tutto quello che dovevo fare
Ed ho sbagliato per il gusto di sbagliare
Son stato sveglio quando era meglio dormire
E ho dormito solo per ricominciare
Son stato solo tutto il tempo necessario
A guardare gli altri, non per fare il solitario
Ed ho creduto in tutti per quel che ho potuto
Mi son rialzato sempre dopo esser caduto
10 strofe per l’ultima prova, prima della discesa verso il vuoto. Di ogni errore son fiero. Non tutti credono possibile amare la fine della vita come si è amata la vita stessa, apprezzandone l’unicità. Io sono felice di andarmene come quando dopo un lungo viaggio, hai voglia di tornare.
Son contento. Di aver sbagliato consapevolmente rovesciando la notte e il giorno e la notte era una scusa per dimenticare i giorni sbagliati. E la solitudine non la rinnego perché è stata l’insegnamento migliore e non un esercizio di stile per attirare sguardi curiosi. La fiducia l’ho donata così come va data, gratis. E se mi hanno deluso, o se mi sono deluso, ho sempre avuto la forza di credere ancora.
Ho preso in giro solo quelli più potenti
A loro ho preferito sempre i pezzenti
Me ne son fregato dei giudizi della gente
Nessuno giudica se è un poco intelligente
Ne ho amati molti perché lo volevo fare
Tanti ne ho odiati ma anche loro per amore
Ho preferito Gesù Cristo a suo padre
Anche se entrambi non li voglio al funerale
Ho scelto tutto quello che volevo fare
E ho pagato ben contento di pagare
Perché la scelta infondo è l’unica cosa
Che rende questa vita almeno dignitosa
E sfottere è lecito se si fa con quelli più grossi di te. Mentre io preferisco stare coi pezzenti. E i giudizi non contano se chi giudica non conta. Di esseri umani ne ho amati molti e mai perché dovevo riempire qualche mancanza, così come ne ho odiati, spesso perché volevo per loro qualcosa di meglio.
E magari dio non ho saputo capirlo e farlo mio, ma credo nel bene sulla terra più che nei cieli, ma non la chiamo Chiesa. E son contento che ogni scelta abbia una conseguenza, peculiarità che dialoga con la coscienza, tipicamente umana.
E quindi scelgo di saltar dal cornicione
Come un gabbiano, falco o piccolo aquilone
Come un aereo, una falena, un pipistrello
Che vola alto invece io ora mi sfracello
Ho scelto te per dei motivi misteriosi
Siam stati accanto per giorni meravigliosi
E lo sai bene che lo faccio per natura
Non rivederti più è l’unica paura
Ai ben pensanti che lo trovano immorale
A quelli che lo leggeranno sul giornale
Alle signore bocca larga e parrucchiere
Chi non mi lascia farlo in altre maniere
Io ho scelto esattamente tutto quel che sono
Senza la scelta io la vita l’abbandono
Ho scelto tutto, tutto tranne il mio dolore
Lo ammazzo io e non c’è niente da capire
E quindi scelgo di salutare la vita, ma volando, come se questa fosse un’emozione degna per chiuderla in bellezza. E se scrivo a te questo testamento il perché non lo so forse nemmeno io, forse in nome di quei giorni che anche adesso ricordo, a un passo dal vuoto, che non mi spaventa, se non per la tua assenza. E a chi dice che la vita è un dono che non si spreca, a chi leggerà della mia morte su un giornale e ne farà gossip, io ribadisco che sono molto più padrone io della mia vita, scegliendo di abbandonarla quando non ha più la forma che le vorrei dare, di molti altri che la subiscono. Ho scelto tutto. Il male quello non si sceglie, è lui che sceglie te, e tu puoi solo che sparire insieme a lui.