Finestre di ordinaria reclusione
Insieme a Billy – montaggio incluso abbiamo deciso di realizzare un documentario. Un video documentario per testimoniare il virus che ha colpito tutti, almeno qui in Italia, non il Covid19 che per fortuna ha risparmiato qualcuno, ma il virus del distanziamento social(e), che abbiamo con responsabilità e coscienza fatto nostro, ma che ci è costato parecchio. Ognuno lo ha vissuto in maniera differente, in coppia, in solitudine, in compagnia di un animale domestico, colpito dalla malattia, in ottima salute fisica e mentale o in grave ristrettezza economica.
Insomma, stiamo provando a dare più storie e più voci ai tanti volti che si sono affacciati dal balcone o che si sono, invece, nascosti dietro a una tenda, per pigrizia o per paura. Non sarà mai un quadro completo ed esaustivo, ma una carrellata rapida su questi giorni di distanziamento social(e).
Quello che uscirà fuori da questa collezione di testimonianze sarà dunque un documentario video, con tutti i limiti tecnici di un’intervista attraverso una webcam, ma nel frattempo non resisterò, già lo so, a metter per iscritto le storie che mi donate e di cui vi sono profondamente grata.
Inizio proprio con la prima intervista di questo progetto: Giulia
Giulia non la conosco, eppure le piombo in casa durante questa quarantena; lei accoglie il mio occhio digitale sulla sua vita con un sorriso e una gentilezza preziosi. Noto subito la parete gialla dietro le sue spalle, camera di suo fratello, dice e la ringrazio in cuor mio per questa scelta cromatica, mi mette allegria.
Scopro velocemente un sacco di cose; e parlare di te a uno sconosciuto che di sé dice poco e niente, è un dono che pochi sanno fare con la sua naturalezza; sua mamma fa l’infermiera e vive giorni frenetici che contrastano con la quarantena di Giulia che si ritrova a casa di mamma come se fossero tornati i tempi delle scuole superiori, mi suggerisce, “i primi anni non mi facevano molto uscire e quindi passavo a casa un sacco di tempo che dovevo trovare il modo di impiegare”; lei in questi giorni ha riscoperto l’arte, disegna, colora e sta terminando un’opera per la madre.
Lei sa bene cosa sia il temuto Covid19, non l’ha vissuto direttamente ma il papà pneumologo sì, e quindi non ha mai sgarrato, niente uscite per comprare un litro di latte e fare il giro dell’isolato; anzi, vicino casa sua ci sono i boschi che lei ama, ma a cui ha rinunciato per buon senso; se mia mamma fa gli sforzi che fa sul lavoro, io posso rinunciare alle mie passeggiate nei boschi, mi sembra il minimo; e non ci sentiamo di darle torto, in effetti.
Tv non ne guarda molta, preferisce tempere e podcast, grazie a lei scopro “Pupazzi da legare”, guardandola non diresti mai che le piace il politically uncorrect, e invece…
Dice che le piace questo tipo di satira e i podcast sui serial killer, in quel momento ringrazio che tra noi ci sia una distanza geografica di sicurezza. Ma poi quando si parla di abbracci si scioglie, a pensare alle sue amiche anaffettive, alla voglia che ha di abbracciarle.
La parola della sua quarantena: tempo; la colonna sonora sono state le sigle dei cartoni animati Disney, ma quelle epiche, tipo il cerchio della vita, perfette per disegnare e sprigionare arte. Le chiedo di farmi vedere quello che ha visto per quasi due mesi tutti i giorni dalla sua finestra: un giardino verdissimo si apre sotto la pioggia che cade con un rassicurante tintinnare.
Grazie Giulia per il quadro che hai disegnato per noi. A presto con altre storie di vita, vita in quarantena, ma pur sempre vita, di sensazioni, sconforti, sorrisi e videochiamate.
Continuate a seguire le altre storie di Distanziamento Social, un progetto che nasce grazie a Billy – Montaggio incluso