I chose to explore the truth


Lorenzo si alza e se ne torna in camper disegnando una linea non proprio retta coi suoi passi e lasciandoci qui con una canna da finire, la bottiglia di vino nella sabbia, in costante pericolo caduta. Precario il quadro.

Tu stai ancora ridendo per la battuta che ha fatto su Letizia e su quella cosa che le piace fare a letto, che evidentemente tu sai e io ignoro. E Lorenzo pure se ne va a dormire con il sorriso, ubriaco, prima di rivelare troppo di sua moglie.

E siamo qua con il sole che è calato già da un pezzo e i bambini che dormono, stanchi morti per queste vacanze sempre in movimento lungo tutta la Croazia e giù, arriveremo fino in Montenegro. E anche se sono pure io piuttosto fradicio riesco a sperare nitidamente che siano sereni, in tutto questo casino.

Il sorriso non ti abbandona, metto un pezzo di Zyggy Marley. Il raggae mi piace perchè è una disperazione allegra, di chi non può fare altro che sorridere anche quando ha le tasche vuote.

I chose to explore the truth, the truth of you.

Ho scelto di andare in fondo, di scorticarmi. Stanotte quanto sei crudele, così bella. Con agosto che ti ha tinto di gioventù e il vino che ha fatto i tuoi movimenti così sinuosi. Io non sono che un bradipo che vorrebbe farti ballare, ma ti cado addosso.

Ci pensi tu che ti alzi e accenni un movimento, sempre uguale, rassicurante. Io ti guardo con le gambe incrociate come un bimbo e lascio che la canna la consumi il vento, una golata di vino e mi alzo anche io. Ballo a qualche passo da te, per non disturbare.

I Stand On My Feet, because I Am Yahh

Took A Risk. A Chance Just To Understand

In piedi ci riesco a stare, anche quando non sei attorno a graziarmi con il tuo profumo, ma ci sto meglio se ci sei, sono più saldo, un uomo e non più un bimbo che gioca a esser grande, come quando mi hai conosciuto.

Ti avvicini tu perché oggi sei stata bene e abbiamo camminato sotto il sole con Daniele che si lamentava e Marta che lo trascinava anche se ha soli 7 anni ed è alta circa la metà di lui. E io e te dietro che ridevamo e sembrano me e te, che tu è una vita che mi trascini. Ma chissenefrega di quello che ci diciamo da mesi. Che non lo sai se mi ami ancora. Anzi che lo sai bene, ma non riesci a dirmelo, perché insieme siamo quello che siamo: una trama perfetta.

E io ho paura che se metto la mia mano sui tuoi fianchi la toglierai. La prendi tu la mia mano e mi fai ballare come se fossi una dama. E ci sto bene io a farmi portare, perchè sono una barca nella tua corrente.

Mi torna in mente quel giorno di marzo che seduta sul letto mi hai detto che avevi bisogno di tempo e io che non capivo un cazzo. Come se ti dicessero che tuo figlio l’han rapito gli alieni insomma, non ti disperi neanche, perchè non ci credi agli alieni. È una follia. E per un attimo ti odio e questa danza la guido io, adesso. mi avvicino, il mio cuore è fatto di lava: distruttivo e incandescente. Il tuo corpo argina solo in parte il mio rancore mentre dondola addosso al mio. Esattamente come facevamo a 20 anni e poi a 30. A fine serata restavamo noi a desiderarci al centro di una pista deserta. Anche oggi a guardarci non c’è nessuo. Vorrei solo non volerti o che ne so, avere dei dubbi almeno, per fare compagnia ai tuoi, almeno.

Invece. tu mi metti una mano addosso che inequivocabilmente cerca il mio cazzo che non fatica a farsi trovare. ma io non ho voglia di sfiorarti per la fottuta paura che ho di scoprirti diversa. Non è stato facile questo periodo, per me e per il mio cazzo, inutile, come direbbe Manuel Agnelli. Avrei voluto scoparmi tutte le ragazzine che incontravo, al bar, alle feste, anche a lavoro.

Mi faccio toccare, ti guardo, eccitato e non ti sfioro, per orgoglio e per paura, per divertimento. Mi togli la maglia e io sono sempre uguale come mi hai lasciato. Mi hai lasciato. Continuo a ballare, fingendo di essere tranquillo e non un cane bavoso.

Le tue mani dentro i pantaloni.

Togliti la maglia, provo a darti un ordine che esce come una supplica e la voce si incespica per colpa del vino.

Togli maglietta e reggiseno senza tante cerimonie. Le mie mani ora sul tuo culo per spingerti contro di me. Mi tocca affrettare i tempi perché 4 mesi di astinenza sono tanti e non vorrei rischiare.

Mi spoglio, tu hai addosso solo più le mutande, quelle viola che ti ostini a non buttare perché non te ne frega un cazzo delle mutande e figurati a me, ma a chi verrà dopo? Le dovrai buttare, penso. Comprerai nuove mutande, magari con il pizzo, che non vedrò mai.

Fermo la tua mano che vuole togliersele, ti metto seduta su di me, te le scosto appena, quanto basta per entrare dentro di te. Un attimo e sono a casa. Con le mutande che mi sfiorano il pisello e io che riconosco tutto dentro di te, ogni centimetro e irregolarità e so dove fermarmi per non farti male, fino a che almeno, non sia tu a chiedermi di andare più in fondo. Ma non è ancora ora, ti muovi lenta per non sovreccitarmi, ma fallisci perché la tua schiena inarcata basterebbe a farmi esplodere.

Se non fosse che il raggae ha smesso di farci compagnia in sottofondo e la disperazione ha perso il suo accompagnamento allegro. Sono solo disperato, nel posto più bello del mondo e e questo è il tuo addio. O forse è un saluto qualsiasi, ma lo sento che scivoli via. Lo hai già fatto quel giorno seduta sul letto, la faccia severa. Ora hai la bocca aperta, come sempre quando ci amiamo, e non ti accorgi che tra un sospiro e l’altro mi scende una lacrima che minaccia la mia erezione. Tu rallenti ancora, ti alzi, bevi una golata di quel vino caldo e torni su di me, mi sdrai, prendi il mio pene tra le mani e te lo metti in bocca, e sei ancora calda di quel vino aperto da troppe ore. Quanto male mi fai, quanto bene mi fai. Ho desiderato un sacco di donne prima di incontrarti, alcune a letto ci sapevano fare davvero, ma nessuna mi ha fatto quello che mi fai tu. Che vengo pensando che amo di te ogni centimetro e ogni parola, che potrei venire ridendo e parlando, senza pensare alle immagini più perverse di cui la mia mente si è arricchita negli anni e nei porno. Che potrei godere abbracciandoti con il mio pisello contro la tua pancia. Nessuna mai mi ha fatto venire immaginandoci un futuro insieme che è arrivato, prepotente. Sei il mio tempio.

Ti scosto la faccia, voglio morirti dentro. Salgo su di te, sdraiata. Mi guardi, chissà cosa vedi. Se ti accorgi che mi sanguinano gli occhi. Sposto lo sguardo sulla sabbia, sul nulla. Tu gridi di piacere e io con te, urlo che mi piace dio quanto mi piace e quanto non voglio smettere nè stanotte nè mai. Sempre più veloce e sempre più forte grido che sei mia anche se sappiano che non è così. Veniamo insieme invocando dio e resto in te. La testa sulla tua spalla. Non ti guardo più, so che stai piangendo. Le mie lacrime sono più pigre, lo sai bene, ma arrivano lente, a inumidire la tua spalla e poi la sabbia.

Shhhh intimo ai tuoi singhiozzi. Ti tengo la testa con le mani, ti rassicuro. Andrà tutto bene, per te almeno. Io no, ma cosa importa, il tuo dolore è più affilato del mio sulla mia stessa pelle. Torna a sorridere, io me la caverò. Il mio cazzo inutile si è ritratto., mi sdraio a fianco a te sulla sabbia umida, le stelle non ci sono, il vino versato in terra nella foga. Puzziamo di sudore, umori e uve. Apro i polmoni, mi porto via tutto, a te una nuova vita, a me questo momento eterno.

I chose to explore the truth, the truth of you

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