Che tu saresti stato buffo per sempre, anche di fronte alla morte e alla fame.
Che insieme avremmo fatto invidia a chi si arrende alla tentazione di fermarsi, di riposarsi, di accontentarsi.
Noi non ci saremmo mai fermati. Avremmo continuato a dormire sui pavimenti più scomodi, mangiando i piatti più improbabili. Ma quanto costa il tonno vero? Non ci fai nemmeno la pasta, col tonno in crosta, finisci di mangiare e hai più fame di prima.
Mi dicevi che tanto a te non ti importava, dei riti, di combattere la solitudine con la televisione a volume indecente. Che ci sarebbe bastata la musica del giradischi, sempre gli stessi, all’infinito.
Che si può vivere facendo l’amore ogni giorno, anche più di ogni giorno, che fa bene, ai muscoli e al cuore, all’umore. Dicevi che di dormire non te ne fregava nulla, che era l’ultima spiaggia di chi ha finito le idee per quella giornata, ma tu ne avevi tante che le tue occhiaie le testimoniavano.
Che brutti gli altri, dicevi, che sono sempre stanchi, che non si scordano mai dove hanno messo la macchina e che se ridi troppo, gli da fastidio.
Ma noi non cresciamo
Mi hai promesso. E se uno sbadiglio mi bussa, di tanto in tanto, lo caccio e gli dico che non è ancora ora.
Che sì, forse ho temuto di crescere e un po’ addirittura ci provo di nascosto, quando non mi guardi.
Non che ne abbia voglia davvero, bada bene.
A me i pavimenti piacciono ancora e la tv se ti ci metti davanti mica mi arrabbio, ma guardo il tuo profilo che copre lo schermo e lo trovo più avvincente di ogni trama.
Quelle lasciamole agli altri, che non ne hanno di loro. Abbiamo tempo a crescere, in fondo. L’ho sentito al tg, mentre fissavo il tuo profilo e la voce dietro diceva che l‘età media si alza, che abbiamo ancora una scusa per andare a letto tardi, per ridere ancora in maniera inopportuna.