Un invito a rallentare che cogliamo volentieri
Gli Eugenio questa volta fanno il botto, unendo al solito disincanto una dose di sana malinconia che conquista anche gli scettici.
Devi essere contento
Devi autocompiacerti
E avere stima di te
Mostrare tutto quel che fai
Aggiornarti, evolverti
E correre sempre
Affossare gli altri con forza
E senza sporcarti le mani
Sempre sembrare soddisfatto, sempre indaffarato, in un progresso continuo.
Che gli Eugenio soffrano un po’ i tempi moderni e la cultura della “frenesia” era chiaro sin dagli albori, dal primo EP Hurrà: Riscontro abbondanza di stipendi da buttare/E stress accumulato a palate da placare.
Oggi però possono contare sulle stesse convinzioni e una maturità musicale diversa, grazie anche alla visibilità accumulata nei 5 anni di distanza dalle prime canzoni edite.
Qui l’atmosfera è mista tra rassegnazione e una tristezza che cerca riscatto.
Povera mente
Io ti uccido ogni giorno con le mie idee
Povero cuore
Io ti metto alla prova ma povero me
Mi perderò altrove
A un passo dalla città
Chissà dove
Mi perderò altrove
Senza messaggi e senza le mail
Il sogno è banale, scappare. Dal male della tecnologia, dalla deriva Black Mirror. Che a scappare basta poco: trovare casa appena fuori dalle mura cittadine, dove è possibile rallentare, dove puoi concederti di perdere il tram che tanto fino a lì neanche arriva.
Parla con tutti
Anche quando non vuoi
La solitudine è una patologia I giovani un pericolo
Non certo una risorsa
Ti sorpasseranno
Il presente è un treno che va via
Pare che sia necessario per sopravvivere, non per condividere con l’altro, ma per non subirne il giudizio. Non si è davvero propensi ad accogliere il diverso o semplicemente chi viene dopo di noi, è lecito scherzare con i propri simili e parlare male di tutti gli altri che minano il nostro status di privilegiati.
Sono le frasi che leggi sui muri
Scritte da sempre le fissi per ore
Sono un errore, uno sbalzo d’umore
Le verità dette a metà
Sono le frasi che leggi sui muri
Scritte da sempre le fissi per ore
Sono un errore, uno sbalzo d’umore
Le verità dette a metà
Piccole finestre si aprono qua e là sui muri e sono le scritte di chi oscilla tra la gabbia cittadina e la fuga dal reale. Si accontenta di regalare al muro un pensiero che porti lontano chi lo legge, mentre alla fine, chi scrive, resta, sempre.
Mi perderò altrove
A un passo dalla città
Chissà dove
Gli Eugenio bramano la fuga e in parte riescono. Le loro canzoni sono difficilmente banali, liriche mai scontate si applicano a una musicalità coraggiosa e composita, fatta di anime giovani e creativamente vivaci.
Altrove non dobbiamo neanche andarci per ascoltarli, una bella fortuna.